Ultima cena (nelle Langhe), ma senza tradimenti sostanziali rispetto alle attese.
Torniamo mezza giornata prima, i problemi dei figli sembra che non finiscano mai, ma così è la vita.
Il ristorante è parte di un hotel quattro stelle. Il Sig. Rivetto (il proprietario della cantina/agriturismo dove abbiamo soggiornato, e con cui ho avuto un utile confronto sui ristoranti/trattorie locali, anche per verificare se le mie prenotazioni potevano avere controindicazioni) me ne ha parlato bene, sostenendo che è il miglior posto della zona Langhe per il rapporto qualità/prezzo.
Per l'esperienza super positiva che ho avuto in questi tre giorni, ho trovato anche qualcosa di leggermente meglio, ma rimane pur sempre un ottimo locale, dove si mangia assai bene.
Luogo panoramicissimo sul cocuzzolo della collina sopra Montelupo Albese, completamente ricoperto di neve... qui ce n'è tanta... Il manto bianco è rischiarato da artistici lampioncini esterni a luce gialla, che mettono parzialmente in evidenza, dove la neve si è sciolta, una bella pavimentazione di arredo esterno. Uso del legno, del ferro anodizzato scuro, di immense vetrate, della pietra e del cemento a vista. C'è una bella piscina illuminata fuori, ce l'abbiamo a fianco, nella veranda dove siamo stati dislocati. Dentro è quasi una fusione con l'esterno, per la trasparenza del vetro. Bagni di lusso.
Ci facciamo portare una bottiglia di acqua gasata e poi, in considerazione della quantità di vino già introitata in cantina e di una certa stanchezza di rosso tosto, mi faccio versare un calice di Roero Arneis del 2009, stappato lì sul tavolo, della cantina Deltetto di Canale. Il bianco è bello limpido, fermo, aromatico e morbido, sa un po' da mela, senz'altro buono per il pasto, anche se, come ho già avuto modo di dire, e senza considerare gli spumanti, ad est il bianco complessivamente migliora. Magari sono sottigliezze.
La cameriera che si occupa di noi è una giovane spilungona mora, con gli occhiali a montatura nera pesante e lo sguardo ingessato, serissimo, i capelli raccolti da signorina Rottermaier. In più è vestita tutta di nero: maglietta nera, grembiule nero e pantaloni neri. A me piacciono le persone serie, però... suvvia... non dico sciogliersi i capelli, mettere le lenti a contatto, camicia trasparente e minigonna... CRIBBIO... ... ma un bel sorrisone almeno, ogni tanto non guasta.
Invece no. Così tutta la sera. E le mie domande su questo e su quello, sembravano avere risposte un po' scocciate, comunque mai maleducate.
Va beh, avrà avuto i suoi motivi, non si può sempre essere in forma.
Nel cestino sul tavolo c'è una focaccia tipo genovese, squisita (anche se forse un po' troppo untina) e pane fatto nel forno a legna che si vede entrando, come ci è stato spiegato (non dalla signorina serissima, ma da un'altra cameriera di passaggio).
Io e la mia rapace metà optiamo per tre antipasti ed un primo, che ci dividiamo.
Riproviamo il vitello tonnato, buonissimo, sempre presentato con la carne a vista e la salsa tonnè separata. Porzione abbondantina.
I falconidi, si sa, prediligono la carne cruda, e così lei la riordina, bella rosetta, macinata, all'albese, ottima anche questa.
Io mi faccio portare uno strudel di verdure in pasta sfoglia con Raschera e pomodorini freschi. Molto molto buono. Presentazioni quasi tutte di alta cucina, studiate.
Infine, per chiudere con il salato, arriva un bel piatto di gnocchetti al Castelmagno, un formaggio di montagna della provincia di Cuneo. Buoni, non trascendentali ma buoni.
Quantità nel complesso giuste per i nostri stomaci.
Prendiamo quindi un dolce in due: semifreddo al torrone con crema di cacao amaro. E' importante anche finirla bene una cena e quindi il dolce è fondamentale, per chi ha ancora spazio ovviamente. Questo era buonissimo.
Passa il proprietario e ci chiede come è andata... bene... (non fosse per l'atteggiamento un po' freddino della cameriera, ma non ho avuto il coraggio di dirglielo, anche perchè, al di là delle battute, non riesco ad arrabbiarmi per questo... poverina, chissà che problemi aveva, il servizio alla fine è stato preciso e anche abbastanza veloce)... e quindi propone, in aggiunta, di offrirci un bicchierino di Don Pedro Ximenez, vin dulce natural, moscato liquoroso spagnolo da 17 gradi, del 2007. Grazie, non l'avevo mai provato, singolare, denso, stradolcissimo.
Quando arriva il conto, la mia mente si sintonizza subito sulla matematica e rileva qualcosa che non va: erano 49 euro, ma ne hanno segnati 59. Alla cassa lo faccio presente al proprietario, che rifà il conto e si scusa per l'errore, non l'ha fatto apposta.
Anche se il menu viene regolarmente consegnato a tavola, apprezzo molto che sul sito Internet di questo locale siano evidenziati il menu di fondo ed i costi di ogni singolo piatto, questo mi ha anche aiutato ad individuare l'imprecisione, perché i prezzi ce li avevo più presenti.
Consigliatissimo!!
[joy]
17/12/2010