Ciao a tutti, ritorno dopo un periodo di digiuno (solo recensorio, ovviamente, non alimentare) per raccontare del pranzo di ieri dalla Zita a Vesale.
Premessa: ogni anno, un gruppo di miei amici organizza iniziative ludiche di vario genere, accomunate dal fatto che la conclusione è sempre e comunque con i piedi sotto al tavolo (e, a volte, ci si finisce lunghi distesi…).
Ieri era la volta dell'annuale “Porcino's Tour” che si sintetizza in una camminata sull'appennino per finire poi a funghi, ovviamente (dico io) già raccolti e cucinati.
Tralascio il piccolo particolare che la camminata montana si accorcia di anno in anno mentre si allunga progressivamente la permanenza al ristorante e passo al vivo della recensione.
Il fatto di andare dalla Zita a pranzo in giorno feriale consente di evitare la ressa che caratterizza il sabato sera e la domenica oltre, aspetto che ritengo non trascurabile, a non lasciarti addosso gli olezzi della cucina. Poi la scarsa affluenza consente di apprezzare il locale che personalmente trovo molto gradevole, potrebbe sembra la casa di una zia di montagna, rustica ma curata e ordinata, con i bagni puliti e (non ci avevo mai fatto caso) con una pianta in fiore a fianco della “turca”.
Ok, veniamo al sodo.
Siamo già pronti da giorni quindi la domanda: “gradite l'antipasto ?” viene prevenuta con analoga richiesta da parte nostra e tosto ci viene portata l'insalata di porcini e noci (ottima anche se condita con un olio pressoché inodore, incolore e insapore, solo unto), i consueti crostini ai funghi e la polenta fritta con il ragù.
Finiti gli antipasti ci vengono portati d'ufficio i primi: rosette, tagliatelle e tortelloni, ovviamente tutto ai funghi.
Rosette da 10 e lode (finalmente sono tornati i voti numerici!), fatte di una sfoglia sottilissima che si scioglieva in bocca, equilibrate nella farcitura e non annegate nella besciamella. La cosa migliore del pasto.
Tagliatelle discrete, direi fatte in casa da una mano non troppo esperta in quanto di spessore non uniforme, facendo si che alcune estremità non fossero cotte a puntino.
Discreti anche i tortelloni, bianchi e verdi, di dimensione minore a quella cui sono abituato, forse un po' scotti ma “si lasciavano mangiare”.
Di secondo siamo andati (l'avreste mai detto?) su funghi trifolati, fritti e grigliati: ottimi con a mio avviso un plauso ai grigliati.
Superata anche questa dura prova, uno dei commensali mi propone di condividere un filetto di manzo con sopra una cappella di porcino: naturalmente non ho rischiato di offendere il mio amico con un rifiuto…
Finiti i secondi si materializzano sul tavolo due vassoietti di crostate assortite, ci dicono fatte con marmellate di produzione propria: in non sono un estimatore dei dolci ma penso che siano state di gradimento anche se forse erano più adatte per la prima colazione che per concludere una strage di funghi come quella che abbiamo compiuto. Effettivamente quattro degli otto commensali ritengono più adatta per rinfrescare le viscere (e non se la fanno mancare) una coppa di gelato di crema con frutti di bosco.
Arrivano poi le consuete bottiglie di liquori locali, dei quali ho personalmente apprezzato l'Archibugio, ritengo un infuso di erbe, molto gradevole al palato anche se un po' troppo dolce.
Finora tutto bene “ma cosa avete bevuto?” direte voi. Ebbene, l'aspetto enologico è stato decisamente meno appagante del lauto pranzo. I presenti si dividevano in due fazioni contrapposte, i “bianchisti” e i “rossisti” ciascuna con le proprie ragioni a suffragio della superiorità del vino bianco o rosso con i funghi. Io, per stare “dalla parte del frumentone” ho assaggiato sia bianche che rossi.
Siamo comunque tutti d'accordo di aprire le danze con un prosecco che ci viene portato senza possibilità di scelta: la grafica dell'etichetta ricordava quelle bottiglie che si vincevano al Luna Park ed il sapore era effettivamente da “Tre palle un soldo!”, tanto che i bianchisti decidono di proseguire con una caraffa di bianco della casa che si rivela accettabile.
I rossisti optano per un sangiovese: anche qui arriva d'imperio una bottiglia dalla temperatura gelida dalla quale fuoriesce un sangiovese frizzante: non l'avevo mai sentito prima (ed ero stato bene ugualmente… bleah, quanto meno per questa bottiglia).
Il rimpiazzo, per le opposte fazioni, viene attuato da un chianti e da un pignoletto dei quali non ricordo la cantina ma che sono andati giù discretamente.
Io non sono assolutamente un sommellier (anzi sono “di bocca buona”) ma devo dire che i vini che ci sono capitati mi fanno togliere da soli un cappello.
A questo aggiungerei anche che le pietanze, pur sempre apprezzabilissime, sono le stesse da tempo (oddio non vorrei essere presuntuoso, io ci vado da 6/7 anni e la scelta è sempre quella) quindi ribadisco un giudizio sostanzialmente positivo ma mi fermo a tre cappelli.
Ah, dimenticavo la spesa: 30 euro a testa.
Consigliato!
[gi]
18/10/2008
Godevolissima recensione, un vero piacere leggerla, grazie
Soprattutto per il richiamo a "stare dalla parte del frumentone", che il nostro amico piggo mi rinfaccia (affettuosamente, anche se con termini differenti) ogni volta che puo'