Avete mai pensato a quali meccanismi si celano dietro ad un semplice gesto?
Può essere un esercizio arguto e assai divertente, addentrarsi nei meandri della mente ad esaminare quegli ingranaggi che ci portano a compiere certe azioni e che ci scivolano davanti agli occhi come un batter di ali, ma che invece nascondono pensieri , timori e grandi aspettative.
Piccoli gesti inosservati che dicono tante cose, più di mille parole.
Per esempio, trovo tenerissimo vedere una donna, di qualsiasi età, che si aggiusta la gonna.
Di solito è un movimento semplice ed istintivo, i palmi delle mani aperti che esercitano una lieve pressione verso il basso lungo le cosce, oppure l'indice ed il pollice che si uniscono a catturare l'ultimo lembo di stoffa per sentire il tessuto più aderente sulla pelle.
La testa poi, è quasi sempre, leggermente china verso il basso e lo sguardo ben saldo davanti ai piedi, non c'è bisogno di guardare cosa si sta facendo (con i sanpietrini poi, è meglio guardare dove si mettono i tacchi ), la sensazione importante è sentirsi meglio.
E poi la parte che preferisco, quella soffice "scrollatina" modello “shaker”, con le ginocchia che si piegano ritmicamente e le spalle che ciondolano un poco in un duetto rock con le ciocche di capelli.
Care bambine, fate tutte più o meno così, davvero!
Ed è proprio quel momento che mi intenerisce, proprio quell'attimo prima di entrare in scena;
appena prima di girare l'angolo dietro il quale vi aspetta lui,
prima di aprire la porta dell'ufficio per prendere l'ordinazione del caffè da parte dei partecipanti alla riunione,
oppure proprio un secondo prima di entrare in aula per parlare della vostra tesi.
E non è da confondere con il “momento dello specchietto”, quello arriva prima.
Lo sguardo allo specchietto è l'ultimo baluardo della preparazione, uno sguardo alle ciglia, le labbra che si chiudono in sé stesse sprigionando un piccolo schiocco ed un colpo veloce di mano a sistemare quella frangetta che dopo pochi secondi tornerà inevitabilmente nella posizione di prima.
Ma questi sono riti voluti, la gonna no.
La gonna funge da coperta di Linus, l'ultimo tocco istintivo per sentire che siete pronte per quel momento in cui sentirete gli occhi degli altri puntati addosso, quando sapete che, anche se solo per pochi istanti, sarete protagoniste.
L'ho visto fare anche a donne potenti come Condoleeza Rice o ad Angela Merkel, a Simona Ventura ed alla Pausini, alla supplente di diritto che mi piaceva hai tempi del Barozzi ed a mia nipote di vent'anni.
In quell'attimo si riflette perfettamente quel tocco di insicurezza e di vanità che adoro di voi.
Sicure e fragili, incerte e forti.
Ed ecco che la vedo davanti a noi, avrà si e no sedici o diciasette anni, è carina ed ancora acerba e sta entrando tutta trafelata (probabilmente è in ritardo)in Piazza della Pomposa dove la attendono i suoi amici e, soprattutto, quello sciocco carino che ancora non ha capito che lei gli muore dietro.
Questi uomini!
E proprio ad un passo da me, piega la testa verso il basso , sistema la gonna e dà un colpetto d'anca.
Lo faccio notare all'Ele e tutti e due la seguiamo con lo sguardo mentre arriva, timidina, al suo gruppo.
Tenera.
Eravamo appena stati con Simon e la Rita a farci una pizza dove c'era l'Avion Blu in Piazza Matteotti.
La Piazzetta ha aperto da poco e così decidiamo di provare dopo esserci assetati per i bar del centro.
L'ambiente è carino e giovane, due tavoli appena si entra e subito a destra le scale che portano al soppalco.
Ci sediamo subito, sono già le dieci, ed ordiniamo quattro pizze tutte farcite, per me una cipolle con crudo a fine cottura.
Innaffiamo il tutto con tre coche medie e una birra media per me.
Anche in questo caso, arrivano tre Pepsi.
Sempre la solita mancanza, uffa!
Ristoratori, ditelo se avete la Pepsi alla spina perché non è la stessa cosa della Coca cola!
Comunque sia, le pizze arrivano velocemente e sono di quelle sottili sottili e con la crosta a cracker, cioè che si sgretola come l'intonaco di un muro che ha preso umidità.
Non mi piace.
Gli ingredienti sono buoni ma le pizze fatte così, per me, non sono pizze. De gustibus.
Inoltre per sfamarmi ne dovrei mangiare una dozzina circa
Finiamo i nostri circoletti di pasta chiacchierando di vacanze e di figli, visto che la coppia di amici ci stà pensando , e dopo avergli consigliato di prendere un Golden Retriever invece di un figlio, ci scialacquiamo quattro caffè onesti e paghiamo il conto totale di cinquanta euro.
L'ambiente è piccolo, fresco e tutto sommato non è male neppure il servizio, ma quella pizza……
Fresbee!
Torniamo così verso la Pomposa per prendere la mini e tornare da Eddie che è dalla nonna, e per vedere la “nostra” bimba che si prepara per il seratone.
Adìo Zèmian.
Buono
[mizoguccini]
28/04/2009